Il morzeddhu viene spesso servito all’interno della pitta, un pane rotondo tipico della tradizione araba, che ricorda nella sua presentazione il famoso lampredotto fiorentino. Tuttavia, la versione calabrese si distingue per il suo gusto deciso, dato dall’uso del peperoncino e delle erbe aromatiche locali. La cottura lenta permette alle frattaglie di assorbire perfettamente gli aromi dell’alloro, dell’origano e del peperoncino, creando un equilibrio di sapori unico.

Questo piatto ha origini umili, nato dalla cucina dei lavoratori e contadini che utilizzavano le parti meno pregiate del manzo per creare una pietanza sostanziosa e ricca di sapore. Il morzeddhu è considerato un’icona della gastronomia calabrese e continua a essere servito nelle trattorie tradizionali. Esiste anche una versione di magro, consumata durante il periodo di Quaresima, in cui la carne viene sostituita dal baccalà. Ciò che un tempo era un piatto riservato alle classi popolari, oggi è apprezzato da tutti, soprattutto nei momenti di festa e convivialità.

Ingredienti

  • 800 gr di trippa (reticolo, rumine e centopelle)
  • 50 gr di cuore di manzo
  • 50 gr di polmone
  • 50 gr di milza
  • 80 gr di esofago
  • 80 gr di intestino crasso
  • 200 gr di grasso di manzo
  • 120 gr di concentrato di pomodoro
  • 1 mazzo di origano selvatico
  • 2 foglie di alloro
  • 1 peperoncino rosso
  • 80 ml di olio extravergine d’oliva
  • Sale e pepe q.b.

Morzeddhu: preparazione

  1. Lavare accuratamente la trippa e le altre frattaglie sotto acqua corrente. Tagliarle in piccoli pezzi.
  2. In una pentola capiente, scaldare l’olio d’oliva e aggiungere le frattaglie. Cuocere a fuoco medio finché non iniziano a dorarsi.
  3. Unire il concentrato di pomodoro, l’alloro, l’origano e il peperoncino. Mescolare bene e lasciar cuocere a fuoco basso per circa 2 ore.
  4. Regolare di sale e pepe e servire ben caldo, preferibilmente all’interno della pitta per una degustazione autentica.