Pandoro e panettone di Natale

Nel corso della sua storia l’uomo ha sempre dovuto affrontare prove dure e fare ardue scelte: Bene o Male? Destra o sinistra? More o bionde? Essere o non essere?
Ebbene, in realtà esiste un solo, unico dilemma insolvibile che assilla il genere umano (ma possiamo, per comodità, restringere il campo alla sola popolazione italiana) pressappoco in questo periodo: pandoro o panettone?

Se il Natale è infatti la festa più importante dell’anno, la scelta di cosa portare in tavola non può non essere carica di tensione, dovuta al timore di non incontrare i gusti del parentado e di vedere lievitare in pochi giorni il volume dei propri fianchi.

Cominciamo da quest’ultimo problema, che si risolve da sé: a Natale si ingrassa, i pantaloni andranno per un po’ di tempo stretti, ma chi avrebbe il coraggio di sedersi al tavolo del cenone del 24 (e del pranzo del 25, nonché della cena del 25, del pranzo del 26…fino ad arrivare all’Epifania) e mangiare insalata poco condita e gallette di riso? A Natale si mangia, non c’è altro da fare. Appurato che si mangia, decidiamo allora cosa.
 

Pandoro o panettone? Si tratta di dolci dalle umili origini che sono presto diventati golosissimi.
Cominciamo dal pandoro che, a differenza del suo compare, ha un’origine ancora avvolta nel mistero…


Per alcuni studiosi nasce in Veneto nel corso del ‘500, quando i nobili si vedevano offerti dolci ricoperti da foglie d’oro, Pan de Oro, appunto. La seconda ipotesi coinvolge la casa reale degli Asburgo presso cui, tra ‘700 e ‘800, si diffonde il Pane di Vienna. Per altri invece deriva dal Nadalin, un dolce a forma di stella mangiato a Natale dai veronesi.
Sia quel che sia, è proprio a Verona che si perfeziona la tecnica di preparazione di questo dolce, caratterizzato da un’abbondante dose di burro che lo rende soffice e imponente.
Non saremmo provetti pasticceri della casa Asburgica o veronesi da sette generazioni, ma possiamo provare lo stesso a preparare in casa il pandoro: bisogna unire 75 gr. di farina 10 gr. di zucchero, un cubetto di lievito di birra sciolto in acqua e un tuorlo. 

Dopo aver fatto lievitare questo impasto per due ore, si aggiungono altri 160 gr. di farina, 40 di burro ammorbidito, 90 gr. di zucchero e 3 tuorli.
 
Si fa lievitare per altre due ore e si incorpora infine 1 dl. di panna liquida, la buccia grattugiata di un limone e della vanillina.
 
Va quindi fatto ancora lievitare e poi cotto nel forno a 190° per circa 40 minuti (ma dopo i primi venti bisogna abbassare la temperatura a 160°). Controllate quindi che sia commestibile, in caso contrario scartate il pandoro che avete comprato (bisogna essere pronti ad ogni eventualità) e offrite questo agli invitati. 
Siete invece fanatici del panettone? Allora saprete sicuramente che nasce a Milano grazie a Toni, sguattero di un illustre fornaio che aveva bruciato il dolce da servire alla corte degli Sforza. Preso dalla disperazione il fornaio si rivolse a Toni che ebbe l’idea di aggiungere, ad un impasto già pronto, uova, burro, zucchero, cedro candito ed uva sultanina. Il dolce fu un successo e venne conosciuto da tutta la città come Pan de Toni.
 
Per prepararlo si deve unire un cubetto di lievito di birra sciolto in acqua a 700 gr. di farina, far riposare l’impasto così ottenuto per mezz’ora e poi aggiungervi 20 gr. di burro sciolto a bagnomaria, 6 rossi d’uovo sbattuti con 250 gr. di zucchero, scorza di limone, uvetta, canditi e un pizzico di sale. Si mette in forno per 10 minuti a 200°, poi per altri 30 minuti a 170°.