Carrube: i frutti dimenticati

Specialità coltivate soprattutto in Sicilia, le carrube provengono da un albero sempreverde e sono una valida risorsa per i celiaci, poiché prive di glutine. Possono essere utilizzate in cucina in sostituzione del cioccolato
Il carrubo è una pianta centenaria che appartiene alla famiglia delle Fabaceae. Il suo nome deriva dall’arabo Kharrub o charnub o harub. Il nome scientifico del genere più comune è Ceratonia Siliqua.
E’ tipico del Mediterraneo e viene utilizzato sin da tempi remoti  per vari usi che spaziano dall’impiego alimentare fino alla costruzione di utensili. Inoltre, il carrubo ha avuto notevole importanza nel campo della gioielleria, poiché si riteneva erroneamente che i semi, chiamati carati, avessero un peso sempre costante e fossero quindi idonei alla pesatura dei preziosi.

Si pensa che sia originario dell’Asia Minore o della Siria e che fu introdotto nel Mediterraneo dagli arabi. Vive bene in terreni aridi, è un albero sempreverde e può raggiungere i 10 metri di altezza.
I frutti del carrubo sono eduli, oblunghi, simili al baccello dei fagioli, e contengono semi molto duri. A maturazione, i baccelli si presentano di colore marrone scuro.
La carruba viene usata per la produzione di farina ottenuta da semi e polpa, di carcao, succedaneo del cacao, e di gomma addensante, usata in pasticceria.

I frutti sono ricchi di fibre, di vitamine del tipo A, D, B1, B2 e B3, e minerali, quali calcio, potassio, rame e manganese.
Inoltre, grazie alle sostanze pectiche tannini presenti, le carrube hanno proprietà curative e astringenti, e l’elevato contenuto di fibre conferisce loro un potere  altamente saziante.
Il sapore dei frutti si avvicina un po’ a quello del cioccolato.
Il carrubo è coltivato, in ordine di produzione, da Spagna, Italia, Marocco, Portogallo e Grecia.

La prima statistica esistente e ufficiale sulla coltivazione del carrubo in Italia risale al 1929  in occasione del Catasto Agrario, in cui si evinceva che la maggiore concentrazione di coltivazioni a carrubo era situata in Sicilia e, più intensamente, nelle provincie di Siracusa e Ragusa, seguite da Agrigento, Trapani, Caltanissetta e Palermo.
Attualmente la coltivazione italiana è limitata principalmente all’Altopiano Ibleo, ubicato nella Sicilia sud-orientale.
Le varietà di carrubo più diffuse in Sicilia sono la Latinissima, la Racemosa, la Morescona, la Saccarata e la Falcata.

Questo prodotto ormai quasi dimenticato, gode, per quanto riguarda il suo uso alimentare, di un’utenza pressoché di nicchia. Pochi sanno, per esempio, che le carrube, escluse contaminazioni relative alla lavorazione, sono prive di glutine e quindi possono essere consumate dai celiaci, e che il loro basso contenuto di calorie e l’alto potere saziante, fanno di questi semplici frutti dal gusto dolce importanti alleati nelle diete.

Di seguito indico alcune ricette in cui è possibile utilizzare la farina di carrube, reperibile nei supermercati forniti. In ogni caso, essa può essere utilizzata al posto del cacao in qualsiasi ricetta. Per quanto riguarda i frutti, invece, possono essere consumati anche al naturale, ma sono di difficile reperibilità fuori dei territori in cui l’albero cresce spontaneo.

Pasta alla farina di carrube
Ingredienti:
250 gr di farina 00
50 gr di farina di carruba
3 uova

Preparazione
Mescolate i due tipi di farina e disponeteli a cratere su un ripiano. Al centro mettete le uova e impastate tutti gli ingredienti fino ad ottenere un composto liscio ed omogeneo.

Torta alla carruba
Ingredienti:
150 gr di farina
100 gr di farina di carrube
250 gr di zucchero
3 uova
1 bustina di lievito
1 bustina di vanillina
1 bicchiere di latte

Preparazione
Impastate tutti gli ingredienti in un terrina. Imburrate una teglia e cospargetela di farina. Versate il composto e infornate a 180° per mezz’ora circa.

Crema di carrube
Ingredienti:
150 gr di nocciole sgusciate
50 gr di farina di carrube
1 cucchiaio di cacao amaro
4 cucchiai di zucchero a velo
latte q.b.
Mettete gli ingredienti in un frullatore. Mettete il composto in un pentolino e riscaldate a fuoco basso aggiungendo il latte piano piano.
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