1/6 – Introduzione
Il cavolfiore si presta a numerose ricette. Si possono preparare sostanziosi primi piatti, unendolo con pasta di vario formato. Si realizzano stuzzicanti frittelle, da presentare anche ai bambini, che non amano le verdure. Ma se vogliamo conservarlo per i momenti in cui abbiamo desiderio di qualcosa di invitante e sbrigativo, questa pratica guida suggerisce come conservare il cavolfiore in agrodolce. Pochi step per arricchire di sapore un pranzo con gli amici o per una fredda serata invernale o una calda giornata estiva.
2/6 Occorrente
- Cavolfiore
- Aceto di vino bianco
- Olio di semi di girasole
- Zucchero
- Sale
- Origano
3/6 – Uso del cavolfiore
Il cavolfiore è una delle numerose varietà del cavolo. Si riconosce dalle grandi foglie che racchiudono la parte centrale commestibile, di colore paglierino a volte sfumata di viola. In Italia si reperisce molto facilmente. Il cavolfiore ha un uso molto versatile : è ottimo lessato, condito con olio e aceto. È sofisticato gratinato al forno e semplicissimo da conservare in agrodolce. L’ uso di questo ortaggio è noto fin dal tempo della scoperta dell’America quando, i marinai, presentavano lo scorbuto a causa dei cibi non freschi consumati a bordo delle navi. Con questo alimento il problema sparì, inquanto, essendo ricco di vitamina C, che combatteva e difendeva le truppe delle navi, in maniera tale che così il viaggio potesse continuare anche senza toccare terra.
4/6 – Agrodolce che passione!
Il metodo dell’ agrodolce è il più comodo e sfizioso per la conservazione del cavolfiore. Bisogna prendere il cavolfiore, lavarlo e staccare le sue parti rendendole abbastanza piccole. Una volta fatto ciò, in una pentola mettiamo dell’ olio di semi, dell’ aceto, dello zucchero, del sale e dell’ origano ( che rende il tutto più saporito ), una volta fatto ciò buttiamo i cavolfiori e lasciamo bollire, per un paio d’ore finché non avranno raggiunto la giusta cottura (croccanti ma cotti). Ora saranno pronti da confezionare e mangiare in inverno o in estate, quando più si preferisce.
5/6 – Vasetti: come sterilizzarli al meglio
Se non abbiamo esperienza delle tecniche di conservazione dei cibi, ricordiamo che l’igiene è fondamentale per la buona riuscita. Il lavaggio accurato del cavolfiore e la sterilizzazione dei suddetti vasetti è quindi un’importante accortezza per massimizzare il risultato e ritrovarsi con un cavolfiore sempre commestibile, e soprattutto adatto per aggiungerlo a svariati piatti in qualsiasi momento dell’anno, oppure semplicemente per poterlo gustare come antipasto insieme a tanti altri tipici sottaceti. Uno dei metodi più usati, anche impiegabili in altri tipi di conservazioni (passate di pomodori, sott’ olio, sott’ aceto), è quello di, dopo aver lavato con il detersivo i vasetti, fatto uno sciacquo di acqua e sale e averli asciugati, bisogna riporre all’ interno di essi il prodotto da noi ottenuto e, una volta chiusi, metterli in un pentolone con dell’acqua e lasciarli bollire finché non si saranno ermetizzati. Per far in modo che durante questo processo non si rompano dei vasetti, basta mettere dentro la pentola degli stracci di stoffa, avvolgendo gli spazi vuoti tra un vasetto e l’altro.
6/6 – Sottovuoto e conservazione , come avvengono questi due fattori?
Ora abbiamo spiegato il procedimento per sterilizzare i vasetti e far in modo che gli alimenti all’ interno di essi abbiano una lunga durata, ma cosa succede e qual’ è il procedimento corretto affinché vada tutto a buon fine? Come citato sopra, bisogna prima di tutto mettere i vasetti con il loro contenuto a bollire in un pentolonte, successivamente bisognerà riporli a testa in giù finche si sentirà una spece di “toc”, in quel momento capiremo che il sottovuoto è andato a buon fine. Ma qual’ è la causa di quel rumore? I vasetti bollendo vengono sterilizzati e, il calore all’ interno della pentola, toglie approssimativamente il 98% d’aria, il restante esce proprio tenendoli a testa in giù, e quel rumore che si sente è causato dalla capsula centrale del tappo, che in assenza di aria si “spinge” all’ interno. Possono essere conservati in cantina o in un mobile e, una volta aperti bisogna consumarli entro massimo 1 settimana.