I legumi, abbinati ai cereali, sono stati il perno dell’alimentazione per centinaia di anni. Dalla metà del secolo scorso, con il migliorare delle condizioni economiche medie della popolazione italiana, il loro uso è andato diminuendo a favore di fonti di proteine più “nobili” come la carne e il pesce, tanto che molte ricette tradizionalmente di preparazione quasi quotidiana sono cadute nell’oblio, così come alcuni tipi di legumi.
Oggi assistiamo al trend opposto: i nutrizionisti non smettono di ribadire la necessità di diminuire l’apporto di sostanze derivate da prodotti di origine animale nella nostra dieta, a vantaggio di verdure, frutta e cereali, alimenti ricchi di vitamine e minerali e poveri di grassi. Un aiuto per variare la nostra alimentazione viene da un alimento di origini antiche, diffusissimo in Cina e Giappone ma poco conosciuto in Occidente: la soia Edamame. Il suo nome deriva dai termini giapponesi “Eda”, che significa “rami”, e “mame”, che significa “chicchi”, un tempo infatti i baccelli erano venduti ancora sul ramo appena tagliato.
Forma allungata e colore verde brillante, sapore delicato, con un sentore di mandorla fresca e un retrogusto dolce: ecco le caratteristiche di questo legume, interessante anche sotto il profilo nutrizionale non solo perché è ricco di proteine, ma anche perché contiene vitamina E (100 g coprono il 60% del fabbisogno), vitamina B2 e folati, che contribuiscono alla salute del sistema immunitario e sono particolarmente importanti in gravidanza. Da segnalare anche il contenuto di fibre (mangiandone 100 g se ne assumono 5 g) che assicurano il buon funzionamento dell’intestino, regolano il livello di zuccheri nel sangue e aiutano a tenere sotto controllo il peso.
Ma non finisce qui: la soia Edamame contiene grassi “buoni”, utili alla salute del sistema cardiovascolare, minerali come potassio, fosforo, magnesio e ferro, e isoflavoni, ormoni vegetali utili per la salute delle donne perché riequilibrano sia l’eccesso di estrogeni che causa la sindrome premestruale sia la carenza di estrogeni tipica della menopausa.
Come si consuma? Può essere servita semplicemente saltata in padella e unita a insalate, cous cous e zuppe, oppure utilizzata come ingrediente per sformati e torte salate. La fantasia in cucina ha un’arma in più.