Il primo comandamento per gli italiani a tavola? La varietà. Secondo un sondaggio di AstraRicerche per Orogel, infatti, oltre il 60% degli intervistati dichiara di amare una molteplicità di cibi, mentre una percentuale ancora più vasta ‒ oltre l’80% ‒ è curiosa delle novità e interessata ad assaggiare cibi e piatti nuovi.
La tavola come esperienza, dunque, non solo come necessità: sono una minoranza, infatti, le persone che non danno molta importanza a ciò che mettono nel piatto e raccontano di mangiare semplicemente per rispondere allo stimolo della fame. Ancora meno i forzati della dieta: sono rispettivamente il 10 e il 12,3% gli intervistati che non mangiano molti dei cibi che amano per motivi di salute o di linea.
Niente privazioni, dunque, e se solo il 50% del campione fa attività fisica e i classici “vizi” sono duri a morire (poco meno del 30% degli intervistati fuma, circa la metà beve vino o birra e il 23% assume superalcolici), si registra comunque una certa attenzione per la salute e il benessere: un italiano su quattro si dichiara sempre più preoccupato di ciò che mangia e al momento dell’acquisto dà importanza in particolare alla materia prima, anche a discapito del prezzo e di eventuali sconti.
A riprova di questo modo di pensare, negli ultimi anni si è registrato un aumento del consumo di frutta, verdura, cereali e legumi, e mentre il consumo di pesce è stabile, assistiamo a una diminuzione generalizzata della preferenza per carne e latticini. Per incontrare il favore degli italiani i cibi devo dunque essere saporiti, ma anche sani. Per quanto riguarda gli alimenti “salutistici”, cioè quelli appositamente pensati per il benessere, il 42% degli intervistati ‒ per la maggior parte donne ‒ dichiara di consumarli, o di averli consumati in passato, ma solo il 9% li acquista regolarmente. La soia, ad esempio, è conosciuta dalla quasi totalità del campione e un italiano su due ne consuma i derivati, ad esempio il latte, lo yogurt e il tofu. La soia Edamame, invece, non è ancora così popolare: conosciuta da circa un terzo degli intervistati è consumata solo dal 10%, ma suscita comunque interesse: in Italia, a tavola la curiosità è servita.