Decidere di diventare flexitariane significa adottare una dieta flessibile, che prevede uno stile alimentare semi-vegetariano, senza però imporre divieti assoluti, ma dando solo semplici suggerimenti.
Cos’è la dieta flexitariana
La dieta chiamata flexitariana o flessibile è stata ideata dalla dietista Dawn Jackson Blatner, con l’obiettivo di spingere le persone a un maggior consumo di vegetali, senza tuttavia privarle del tutto del piacere della carne e di altri alimenti di origine animale, da consumare però con moderazione. Il suo nome è una combinazione delle parole flessibile e vegetariano e, più che una dieta vera e propria, rappresenta uno stile di vita, ideale per chi vuole nutrirsi in modo più sano ma senza rinunciare completamente ai piaceri della tavola.
Se l’idea di seguirla vi stuzzica dovreste: mangiare principalmente frutta, verdura, legumi e cereali integrali; preferire le proteine vegetali a quelle animali; ridurre il consumo di carne e prodotti di origine animale; mangiare cibi meno elaborati e limitare zuccheri aggiunti e dolci.
Alimenti in & out
Nello specifico, gli alimenti dal semaforo verde, per il cui consumo non esistono limiti sono quelli contenenti proteine vegetali come soia, tofu, legumi e lenticchie; verdura, frutta e spezie di ogni tipo; cereali integrali come quinoa, grano saraceno e farro; noci, semi e altri grassi sani come mandorle, semi di lino, semi di chia, anacardi, pistacchi, burro di arachidi, avocado, olive e cocco. Il latte non è bandito, ma se cercate alternative vegan potete optare per quello di mandorle, cocco, canapa o soia. Per quanto riguarda i prodotti di origine animale, meglio scegliere uova ruspanti o allevate a terra; pollame biologico, ruspante o allevato al pascolo; pesce pescato in natura; carne proveniente da allevamenti non intensivi e latticini biologici.
Gli alimenti, invece, da ridurre il più possibile sono carni lavorate; carboidrati raffinati, come pane bianco, riso bianco, bagel, croissant; zuccheri aggiunti, dolci e bibite gassate; cibo da fast food.
I benefici dell’essere flexitariane
Basandosi principalmente su frutta, verdura, legumi e cereali, e limitando il consumo di cibi raffinati e zucchero, il regime flexitariano può portare a diversi benefici per la salute, molti dei quali assimilabili a quelli di una dieta vegetariana. Uno studio condotto su 45.000 adulti, per esempio, ha rilevato che i vegetariani avevano un rischio di malattie cardiache inferiore del 32% e una pressione sanguigna sistolica media di quasi sette punti inferiore rispetto alle persone che mangiavano carne. Di conseguenza, anche la dieta flessibile, se pur in misura minore, potrebbe incidere positivamente sulla salute del cuore.
Limitando l’assunzione di cibi eccessivamente calorici, un’alimentazione flessibile può anche essere utile per perdere peso e può aiutare a prevenire il diabete di tipo 2. Anche uno studio su oltre 60.000 persone ha rilevato un’incidenza di questa patologia inferiore dell’1,5% nei semi-vegetariani o flexitariani, rispetto alla media di chi si nutriva in modo tradizionale.
Infine, una dieta a base di nutrienti e antiossidanti come frutta, verdura, noci, semi, cereali integrali e legumi può aiutare anche a prevenire alcune forme di cancro, soprattutto quello del colon-retto.
Attenzione alle possibili carenze nutrizionali
Quando le diete flexitariane o a base vegetale sono ben pianificate possono quindi essere molto salutari. Tuttavia, il rischio di incappare in alcune carenze nutritive quando si riducono carne e altri prodotti animali esiste, per questo prima di adottare questo regime alimentare è sempre meglio rivolgersi al proprio medico o a un nutrizionista.
La vitamina B12, ad esempio, si trova solo nei prodotti di origine animale: se scoprite di esserne carenti potrebbe essere necessario assumerla attraverso integratori specifici. Attenzione anche alle riserve di zinco e ferro che potrebbero calare, poiché questi minerali vengono assorbiti meglio, anche se non esclusivamente, dai cibi animali. Per scongiurare il più possibile il problema, cercate di consumare con regolarità noci, semi, cereali integrali e legumi, contenenti sia ferro che zinco. Anche incrementare l’assunzione di vitamina C è un’ottima idea perché facilita l’assorbimento del ferro dagli alimenti a base vegetale.
Limitando i latticini potreste avere anche bisogno di dosi di calcio extra, che potreste prendere da cavoli, bietole e semi di sesamo. Infine, diventando flexitariane potreste non assumere abbastanza acidi grassi omega-3, solitamente presenti nei pesci grassi. Tenendo in considerazione che una porzione di pesce ogni tanto è assolutamente contemplata, fonti vegetali di omega-3 sono noci, semi di chia e semi di lino.
Essere flexitariane aiuta anche l’ambiente
Oltre alla salute, la dieta flessibile ha un altro punto a favore: può giovare al Pianeta. I processi necessari per produrre carne sono tra i più inquinanti al mondo e ridurne il consumo può aiutare a preservare le risorse naturali, diminuendo le emissioni di gas a effetto serra, nonché l’uso di terra e acqua.
Senza considerare che mangiare più cibi vegetali determinerà anche maggiore terra da destinare alla coltivazione di frutta e verdura per gli esseri umani invece che di mangime per il bestiame, e questa inversione di tendenza richiede molte meno risorse di ogni tipo.